Terapia cognitivo comportamentale dell’obesità: come mantenere la perdita di peso dopo intervento bariatrico

Terapia cognitivo comportamentale dell’obesità: come mantenere la perdita di peso dopo intervento bariatrico

L’obesità non è solo un problema di peso o da mettere in relazione esclusivamente al mangiare, ma ha radici profonde. La ricerca sulle motivazioni che spingono un qualsiasi essere umano ad assumere cibo in maniera incontrollata è stata già oggetto del nostro articolo Obesità e dipendenza dal cibo: quando lo stomaco è nel cervello, ma che succede all’indomani di un intervento bariatrico?

La cura del paziente bariatrico richiede un’equipe medica multidisciplinare che deve includere anche uno psicologo. Questo perché sia le fasi che precedono l’intervento che le seguenti prevedono che il paziente segua l’attività del nutrizionista, che prescrive la dieta e le eventuali integrazioni in caso di carenze nutrizionali.

Gli inizi possono essere complessi e se in un primo momento le indicazioni terapeutiche possono essere seguite, qualora il paziente non abbia acquisito la capacità di controllare il peso corporeo, potrebbe incorrere nelle vecchie e cattive abitudini che hanno causato lo stato di obesità.

Terapia cognitivo comportamentale: che cosa si intende?

Per la terapia cognitivo comportamentale, l’equipe che segue il paziente mette in campo una strategia che mira a rendere quest’ultimo un esperto e a sviluppare peculiari abilità, utili per la gestione del peso, che avranno ripercussioni positive sul lungo termine.

Il paziente deve essere l’artefice del suo cambiamento imparando a conoscere le patologie di cui soffre e le modalità con cui controllare il proprio peso. Il paziente bariatrico, quindi, deve ricucire il rapporto con il cibo passando dalla dipendenza all’autocontrollo.

In cosa consiste la terapia cognitivo comportamentale?

La terapia cognitivo comportamentale consiste nella realizzazione di programmi educativi specifici per favorire il cambiamento dell’alimentazione. Inoltre, viene posta particolare attenzione ai processi cognitivi che ostacolano la perdita e la capacità di controllare il peso a lungo termine. Questo approccio terapeutico va affiancato alla dieta e all’attività fisica.

Bisogna considerare che il calo ponderale più importante, in un paziente bariatrico, avviene nei primi 6-12 mesi, dopodiché potrebbe essere più difficile perdere peso. 

Questo aspetto può indebolire la motivazione del paziente, che potrebbe ricadere nelle cattive abitudini. In tal senso, la terapia cognitiva comportamentale migliora gli effetti del trattamento chirurgico riuscendo a ottimizzare la perdita di peso, perché si lavora proprio sulla correzione degli stili di vita.

Quando va iniziata la terapia cognitivo comportamentale?

Generalmente, l’inizio della terapia cognitivo comportamentale va iniziata quando il paziente è più ricettivo e propenso ad accettare il cambiamento. In tal senso, la terapia cognitiva va iniziata prima dell’intervento. 

Così si può testare anche la motivazione del paziente stesso e capire se sarà costante nel seguire la dieta e i trattamenti prescritti dopo l’intervento. La terapia deve essere commisurata sempre alla gravità dell’obesità da trattare.

Chi deve somministrare la terapia cognitivo comportamentale?

Abbiamo parlato più volte della necessità di un team multidisciplinare, così da approcciare alla cura del paziente in una prospettiva condivisa. 

Fanno parte dell’equipe multidisciplinare un chirurgo, un esperto di nutrizione (dietista o nutrizionista), uno psicologo e un fisioterapista. In alternativa potrebbe essere interpellato un esperto nel miglioramento dello stile di vita.

La cura del paziente bariatrico richiede diversi accorgimenti per ottenere risultati pienamente soddisfacenti. Per essere accanto ai medici che curano il benessere di questa tipologia di paziente, Bio Italia mette a disposizione una gamma di integratori e AFMS formulati per rispondere ai bisogni di supplementazione del paziente bariatrico. Scopri di più sul nostro sito www.bioitaliasrl.it